martedì 10 febbraio 2015

I CONTI DELLA CORTE CON LA PEDEMONTANA VENETA. NOI SAPREMO FARLI FINO IN FONDO CON LA POLITICA? Reportage pedemontano dopo che google ha inserito in mappa la strada che non c'è. 5 nodi da sciogliere

Un commissario come strumento “eversivo” di una cattiva applicazione delle norme 
L'aumento dei costi di SPV di 430mln€ pari a 23.52% in più, superiore di 100 milioni€ a quello indicato dalla Corte dei Conti
Emergono altri 436mln€ per mancato traffico che la Regione Veneto deve anticipare al consorzio SISscpa. oltre al contributo pubblico di 614mln€
La responsabilità della copertura del rischio finanziario del concessionario di SPV
I contratti di sub appalto da cui emergono una galassia di aziende legate alla politica locale veneta o altre arrivate dietro aI consorzio stabile SIS
La politica veneta, trevigiana e vicentina,  offre coperture politiche ad un'opera priva di quelle economiche
Le attività della compagine legata allo scandalo Mose hanno generato il progetto di finanza della Superstrada a pagamento Pedemontana Veneta comprese le storture del cantiere e le aberrazioni del progetfinansig alla veneta. Questo si evince chiaramente dagli atti di arresto e di accusa conseguenti all'inchiesta sul Mose e sulla galassia Baita, come pure di noti uomini delle istituzioni tra cui i più importanti furono Galan e Chisso. Non sono estranei al sistema gli altri: personaggi come i Brentan, i Marchese, gli Orsoni, e altri non condannati ma politicamente responsabili come gli Zoggia, i Mognato, le Sartori-Moretti, i Tosi, le Coppola, i Ciambetti, le Dal Lago e gli Zaia. Emerge che numerose imprese, se non proprio tutte, quelle del  Consorzio Venezia Nuova hanno creato la compagine che ha generato il sistema di un'altro Mose quello dell'entroterra veneto. Una trama ordita a partire da Pedemontana Veneta, ma non solo a cui si deve aggiungere Nuova Valsugana, Valdastico nord e sud, Nogara-Mare, Orte-Mestre, Meolo-Jesolo, Ospedali, Cave-Discariche, Inceneritori, TAV e speculazione urbanistica.
 Nel 2009 La vicenda del Mose in Pedemontana Veneta si conclude con l'affidamento all'ATI Sis scpa. Perchè Galan allora ci mette lo zampino con la dichiarazione di emergenza e con la nomina del commissario? Infatti è stato fortemente voluto dall'allora Presidente della Regione Veneto, come dichiara alle emittenti nel giugno del 2009. Adesso i frutti amari di quegli accordi sono giunti a maturazione nel contratto di concessione del 2009 e soprattutto con l'atto aggiuntivo del 2013. Le cui responsabilità sono tutte del commissario insieme a Zaia, allora ancora affiancato da Renato Chisso (DGRV 2260 10/12/2013). I quali, insieme a tutta la politica veneta, trevigiana e vicentina,  offrono coperture politiche ad un'opera priva di quelle economiche come dimostrano le dichiarazioni dell'Ing Dogliani sulle banche (GdiVI 09/01/2015), ma queste non sono le sole ve sono altre responsabilità di cui devono rispondere.


La prima responsabilità è quella di avere un commissario come strumento “eversivo” di una cattiva applicazione delle norme. Questo è chiarito dalle due sentenze emesse dal TAR Lazio (si vedano la n.10184/2011 e la n.01140/2012 ). Esse accusano il governo, allora Berlusconi ora Renzi, di usare un potere derogatorio in materia di protezione civile e ambientale “”idoneo.....a prevalere sull'ordine delle fonti per effetto di una sistematica interpretativa di carattere estensivo che ben si presta a distorsioni applicative di carattere eversivo”” (punto 4.4.3 pag 58- TAR Lazio n.01140/2012).


La seconda rileva un aumento dei costi di SPV di 430mln€ pari a 23.52% in più, superiore di 100 milioni€ a quello indicato dalla Corte dei Conti.  Il provvedimento di apertura dell'inchiesta sulla SPV non cita correttamente gli atti di gara richiamati dalla recente DGRV 2260 del 10/12/2013. In essa  si ricostruisce la gara tra le due compagini: quella della squadra del Mose, dietro a Impregilo, ai componenti di CVN e a Pedemonta Veneta spa che ha spinto per ottenere dalla Regione il “”progetfinansing”” di SPV e i vincitori dello scontro gli italo-piemontesi-spagnoli. Quella battaglia aveva un tesoro per Regione Veneto, portato dalla aggiudicazione della gara di SPV con un ribasso di circa 100 mln di € per complessivi 1.828mln€ circa oltre a IVA per complessivi 2130 mln€. L'aumento che denuncia Corte dei Conti è dunque di quasi 430 mln di €, pari al 23,52% in più visto che siamo a 2.258mln€ oltre a IVA pari a circa 300mln€. Tutto questo è confermato dall'atto aggiuntivo alla concessione siglato a mestre presso il Notaio Gasparotti. E' dunque assai strano sentire che Chisso il 30/06/2009 in una intervista parlasse già di 2.300mln€ nelle soddisfatte interviste del giorno della delibera che ha assegnato in via definitiva l'opera alla SIS.

In terzo luogo emergono altri 436mln€ per mancato traffico che la Regione Veneto deve anticipare al consorzio SISscpa. Secondo la Corte varrebbero per 30 anni, con 14,6 mln di € l'anno. Il Contratto di Concessione come revisionato un anno fa il 18/12/2013 presso il notaio di Mestre(VE) e oggetto di una DGRV del 10/12/13 riporta nell'aggiunta alla pagina 5 art.3 la modifica di pagina 9 dell'art. 15 comma 3 che parla di un canone di disponibilità da versare anticipatamente pari a 436mln€ erogate in 30 rate semestrali pari a 29,06mln€ all'anno per 15 anni . La successiva modifica del comma 4 recita come avverrà la restituzione. Essa sarà basata sul superamento della soglia dei proventi da traffico garantiti da flussi di traffico che dovranno garantire il TIR. Esso avverrà per flussi superiori ai 35.000 veicoli al giorno. Ogni valore attribuito al Tir risulta falso e ben al di sotto della soglia necessaria a garantire il ritorno economico attraverso i ricavi da traffico. Nel caso della convenzione del 2009 esso era attestato sopra l'8%. Esso appare come una dichiarazione destituita di fondamento, poiché gli Studi SIRSE sul monitoraggio del traffico delle province di Treviso e Vicenza, compiuti tra il 2000 e il 2008,  non superano mai i 23.000 veicoli di traffico medio giornaliero (schede1, schede2, schede3 Prov. di VI). Nel caso dell'aggiunta al contratto di concessione del 18/12/2013 addirittura appre un tasso interno di rendimento superiore al 10%, basando questo dato sulla riduzione degli apporti degli incassi da traffico e grazie al contributo del governo sulla base di due provvedimenti per portano il contributo pubblico da 173 mln€ a 614mln€. Tenendo conto dei dati SIRSE 2000-2008 in canone anticipato della Regione Veneto di circa 436mln€ è dovuto, prevedendo fin d'ora che il concessionario non provvederà a restituire alcun importo, poiché i flussi non supereranno mai le soglie previste dall'atto integrativo del 18/12/2013. L'importo complessivo del finaziamento sale così a 1.050mln€ complessivi oltre a quelli in arrivo dal programma europeo del Piano Juncker  in cui SPV è stata inserita da parte del governo Renzi.

Per quarta vi è la responsabilità della copertura del rischio finanziario del concessionario di SPV. Il Contratto di Concessione contiene, nell'aggiornamento del 18/12/2013, quanto sosteniamo a pagina 8 e a pagina 9 con l'inserimanto delll'articolo 8bis al contratto di concessione generale. Esso stabilisce che se il costo del denaro per i prestiti bancari a cui il concessionario deve fare fronte (1.5000mln€) rincarasse, la convenzione potrà essere modificata con la previsione di risorse aggiuntive a suo favore. Si concede a quest'ultimo in effetti la possibilità di ottenere ulteriori fondi pubblici a copertura del rischio bancario. Di fatto nell'atto aggiuntivo si parla di sbilanciamento del piano economico finanziario in dipendenza delle tranches possibili dei finanziamenti bancari. Da qui si evince che le dichiarazioni rilasciate il 9/01/15 al Giornale di Vicenza dall'ing. Dogliani, amministratore del consorzio SIS, in cui si dichiara ancora la mancanza del closing bancario, ci fanno immaginare difficoltà di ottenere finanziamenti in grado di coprire i propri impegni. Ma soprattutto emerge sospetta la fretta con cui è stato chiuso il progetto esecutivo il 23/12/2013 (BUR Veneto N. 1 del 03/01/2014): giusto in tempo per godere dei finanziamenti governativi pari a 614mln€, e per evitare le more della DIRETTIVA 2014/23/UE del 26 febbraio 2014 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione che escludeva dai contratti di concessione la copertura dei rischi operativi come quelli bancari e finaziari (cfr art. 5 c.1 l.a-b). Sarebbe opportuno allora verificare la capitalizzazione della società concessionaria nei confronti dell'intero ammontare della somma dovuta dal progetto di finanza. Di più si capisce che se i prestiti bancari, al mutare delle condizioni, dovessero mancare o rendere instabile il PEF, sempre il privato potrebbe brandire la spada di Damocle della rescissione della convenzione. Questa garantisce al concessionario un indennizzo pari al 10% di tutti i ricavi possibili nei 48 anni di concessione oltre al resto (articolo 8 bis comma 3, 4 e 5 dell'atto aggiuntivo del dicembre 2013; articolo 20 lettere a, b e c della convenzione del 2009). A spanne possiamo parlare di mezzo miliardo di euro. Il tutto avviene a fronte di garanzie fidejussorie per eventuali inadempienze chieste al privato, dell'ordine di una sola settantina di milioni circa (pagina 8, punto 4 della convezione del 2009, sezione premesse; pagina 11 della integrazione del 2013, art. 25 quater).

Vogliamo in fine mettere sotto attenzione i contratti di sub appalto da cui emergono una galassia di aziende legate alla politica locale veneta o altre arrivate dietro a consorzio stabile SIS. Il calcestruzzo versato in alcuni cantieri aperti prima della fine dell'anno poteva arrivare anche a 30.000€ al giorno ma non i pagamenti, che mancando avrebbero portato al blocco della fornitura in almeno due casi di importanti aziende di betonaggio
vicentino. Oppure sono emerse le stranezze dei prefabbricati  forniti da aziende della provincia di Potenza, non possiamo immaginare che questi attraversino mezza Italia per arrivare a Mussolente nel cantiere della galleria in località Casoni. Sono contraddizioni liquidate con un passaggio dal presidente Zattila e dalla sua contendente Laylike, come lavoro per i veneti e soldi per i territori. Immagina forse per il nordest un futuro da camerieri, da arlecchini servitori di padroni nazionali o esteri? Nessuno ha sviscerato fino in fondo il regime degli affidamenti e le modalità di scelta, ciò è rilevante  soprattutto dopo la richiesta di riempire le numerose ex cave con la ghiaia in eccesso dei 70 km di trincee di SPV. Proposta che è stata avanzata dall'attuale Sindaco di Villaverla, noto alle cronache per il voltafaccia del suo comune nel ricorso vittorioso contro emergenza e commissario. Ciò che più preoccupano sotto questo profilo sono le parole del comandante Regionale del Corpo Forestale del Veneto Zovi che chiede, alla commissione ecomafie del Parlamento una task force sugli sversamenti di rifiuti nelle ghiaie della Pedemontana. 

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