La
Regione del Veneto ha pubblicato un documento ufficiale che conferma
ciò che i cittadini, i comitati e le associazioni denunciano da
anni: la
contaminazione da PFAS è una minaccia concreta e persistente per la
salute pubblica e per l’ambiente.
La
una realtà è
più che allarmante:
le
istituzioni sanno, ma agiscono con lentezza.
I PFAS sono sostanze chimiche tossiche e persistenti, associate a
gravi rischi per la salute: disturbi endocrini, problemi immunitari,
e persino tumori. Eppure, le bonifiche tardano, i controlli sono
insufficienti, e la trasparenza è carente. Lo diciamo perché dopo
due esposti, nel 2021, nel 2023 e un processo appena giunto a
sentenza, è stato consentito l’ampliamento di nuove zone inquinate
dai PFAS tra Castelgomberto, Malo e tutto
il territorio vicentino della SPV, fino al Bacino del Brenta e del
Bacchiglione a nord di Vicenza. Siamo difronte a nuove zone rosse che
la Regione Veneto non ha il coraggio di adottare.
IL
DISASTRO AMBIENTALE È GIÀ IN CORSO Durante lo scavo dei tunnel
della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), oltre
3 milioni di metri cubi di rocce contaminate da PFBA,
sono
altri tipi
di
PFAS specifici
per l’accelerazione della presa dei calcestruzzi,
sono stati smaltiti in decine di cave tra Montecchio Maggiore e
Bassano del Grappa. Questi materiali inquinati stanno
compromettendo
il sottosuolo a valle della Pedemontana, provocando:
⚠️ La
chiusura di numerosi pozzi a Caldogno,
e l’inquinamento
rilevato a Costabissara,
Malo, Isola Vicentina
fino alle porte di
Dueville;
⚠️ La
minaccia diretta ai bacini degli acquedotti di Vicenza e Padova.
Tutto
questo è avvenuto mentre
era in corso il processo contro Miteni a Vicenza,
l’azienda al centro dello scandalo PFAS. SIS,
il
concessionario
è riuscita a mitenizzare la SPV e tutta l’alta pianura vicentina.
Le
istituzioni erano consapevoli, ma non
hanno compreso
i rischi dello
smaltimento di materiali pericolosi in piena emergenza ambientale,
contava
di
finire
la SPV a ogni costo.
CHIEDIAMO
ORA UN NUOVO PROCESSO: PFAS
DUE. Un
procedimento che accerti le responsabilità politiche, tecniche e
industriali di chi ha gestito e autorizzato, l’impiego
indiscriminato dei pfas,
lo smaltimento delle rocce contaminate, aggravando la crisi
ambientale in corso.
Il
documento di cui siamo venuti in possesso, grazie
al lavoro del Consigliere Regionale di Europa Verde Andrea Zanoni,
è
una dichiarazione di responsabilità, vanno chiamati a
rispondere,
tutti quelli
coinvolti nella riunione del
17
giugno 2025,
affinché
si diano il coraggio per agire a tutela della saluta e contro
l’inopinato inquinamento delle acque che ha portato a mettere due
batterie di filtri a carboni attivi nei tunnel di Trissino e
Malo-Castelgomberto. Alla
luce di questo verbale il documento ArpavVI e ISPRA appare superato
perché si dimostrano tutti i fatti punibili con quanto disposto dal
titolo VI del TU dell’ambiente
e dal CPP.
Secondo
il Decreto
n. 20 dell’8 agosto 2022,
firmato dall’ing.
Elisabetta Pelligrini,
pubblicato nel BUR
n. 102 del 23/08/2022,
le rocce contaminate da PFAS potrebbero
essere
state
smaltite
nelle seguenti cave: Cava Ca’ Tosate – Montecchio Maggiore, Cava
San Pietro – Montecchio Maggiore, Cava Castelli – Brendola, Cava
Valle – Trissino, Cava Colombara – Castelgomberto, Cava Molinelle
– Cornedo Vicentino, Cava Bertoldo – Brogliano, Cava Campesana –
Malo, Cava San Giorgio – Costabissara, Cava Valletta – Caldogno,
Cava Valle dei Fiori – Isola Vicentina, Cava San Marco – Thiene,
Cava San Lorenzo – Breganze, Cava Valle Santa – Bassano del
Grappa, Cava Monte Crocetta – Romano d’Ezzelino, Cava Valle
dell’Orco – Rosà, Cava San Martino – Marostica, Cava Valle
Verde – Nove.
Molte
di queste cave sono a
diretto contatto con falde acquifere e aree agricole,
trasformandosi in depositi
di veleni
con conseguenze irreversibili per l’ambiente e la salute pubblica.
Nel
verbale del 17
giugno 2025 si legge che «Il
monitoraggio di ARPAV ha considerato i siti di deposito nei quali i
cumuli sono ancora presenti e visibili sul territorio, costituiti
sostanzialmente da depositi di marne; in particolare sono stati
considerati i depositi presso la
cava attiva “Vianelle” di Marano Vicentino,
la quale è affiancata all'omonima discarica; presso la
discarica “Terraglioni- Egi Zanotto” di Montecchio Precalcino
e presso la
discarica “Cavedagnona-Segnafreddo” nel medesimo Comune.
I campionamenti hanno riguardato l'acqua di ruscellamento proveniente
dai cumuli, per la quale gli esiti delle analisi confermano la
presenza di PFBA, che a seconda dei punti di campionamento va da
qualche decina ng/l anche a
2000 ng/l;
si evidenzia pertanto una potenziale provenienza di PFBA da queste
terre sulle quali comunque anche le ditte proprietario dei siti di
deposito, notiziate in merito da ARPAV, stanno conducendo ulteriori
approfondimenti in merito, in modo autonomo».
UN
COPIONE GIÀ VISTO, UNA VERGOGNA CHE SI RIPETE