Sono
oramai oltre 10 anni che in Valle dell’Agno si ripetono dei rituali
che vanno chiamati con il loro nome, si tratta di atti di
intimidazione mafiosa nei confronti di un importante tutore della
legge e dell’ordine nell’ambito del territorio montano e della
protezione della fauna e dell’ambiente. Ci
riferiamo alle recenti scritte, apparse tra Valdagno e Recoaro Terme
che decretano la condanna a morte del Maresciallo Capo Davide
Simeoni. Nell’applicazione della legge non si è mai tirato
indietro, dimostrando una competenza e una integrità che a molti da
anni da fastidio. A lui e ai suoi colleghi della stazione dei
carabinieri forestali di Recoaro Terme va la nostra piena e più
totale solidarietà e il nostro concreto sostegno. Il nostro non è
un semplice atto formale ma una precisa chiamata in causa di un
sistema politico e amministrativo che da anni copre chi continua a
minacciare con veri e propri messaggi mafiosi chi fa rispettare la
legge negli ambiti dove si pratica la caccia sulle colline e sulle
montagne a ovest di Vicenza, nella Lessinia vicentina, nelle valli
che dall’alto corso dell’Illasi vanno fino a quella dell’Agno,
al confine tra le province di Vicenza, Verona e Trento.
«Era
il 2012 quando nel Consiglio Comunale di Trissino si
presentarono 50 cacciatori guidati dall’allora assessore ai lavori
pubblici e altri 50 mi aspettavano fuori nella piazza per intimidire
me e chi mi aveva sostenuto nella campagna che avevamo lanciato per
chiedere alla amministrazione leghista del Sindaco Rancan, la
completa rimozione
delle altane cadute, fatiscenti e abbandonate nei monti di Selva di
Trissino.
Evidentemente qualcuno allora si sentì toccato particolarmente e
personalmente. In quell’occasione non mancarono le minacce al
sottoscritto, ma soprattutto ricordo
il sostegno di Andrea Zanoni da parlamentare europeo
e i proiettili recapitati al comandante delle guardie forestali
competente per territorio, Davide Simeoni. Dopo quei fatti, altre
minacce si ripeterono, come quelle recapitate nei suoi confronti,
all’allora sindaco di Recoaro. Tutti questi atti portarono sempre
ad una discussione in prefettura che verteva sul trasferimento o
sulla rimozione di Davide Simeoni. Evidentemente a qualcuno non va
giù quello che fa e soprattutto vuole che come minimo si provveda ad
allontanarlo, come se il problema fosse l’applicazione di sanzioni
e i sequestri di armi che ha compiuto».
Questo
ha dichiarato il nostro vicepresidente Massimo Follesa, che ha
rincarato la dose segnalando che Simeoni non solo si è occupato di
inchieste nel mondo della caccia, ma anche di scottanti inchieste e
episodi tra cui alcuni riconducibili a particolari atti, alcuni anche
incendiari, che hanno costellato questo territorio.
Quello
che emerge con sgomento e in modo sbalorditivo è come in tutti
questi anni, si possa minacciare di morte un importante investigatore
e tutore della legge, senza venirne mai a capo. Sembra che
nell’ambito del rispetto della legge si possa concedere un tempo e
un ambito di impunibilità. Non possiamo non ricordare le
carenze nell’inchiesta per l’omicidio di Pretto avvenuto nei
Colli Berici,
e il legame con il mondo del bracconaggio. É preoccupante che ci sia
una brigata dotata di armi lunghe che frequenta e gira nell’alta
Valle dell’Agno e del Chiampo. In quei territori esiste un
sottobosco di redditi e scambi economici illegali e fuori controllo,
che è costituito dalla gestione degli appostamenti per la caccia di
frodo sia ai migratori che ai grossi mammiferi. Sono postazioni in
grado dare un reddito a chi li gestisse. Esistono una ridda di strade
forestali, che non sono giustificabili tutte con la gestione del
patrimonio boschivo e che spesso sono al servizio di una rete di
appostamenti nell’alta valle dell’Agno costruiti con tanto di
murature tra le guglie rocciose di certe parti. Ricordiamo che nel
curioso consorzio dei Vigili Urbani di alcuni anni, fa a cui
aderirono i sei comuni della Valle dell’Agno, ma ormai defunto, le
competenze sugli interventi per gli abusi edilizi nel territorio di
Recoaro Terme restarono, per convenzione, tutte agli ufficiali della
polizia locale del centro termale.
É
uno scenario legato a un mondo patriarcale fatto “de
omeni con la sciopa”,
che ha profonde radici con la politica poiché è un fortissimo
bacino elettorale per sindaci e consiglieri regionali. Il territorio
montano in questo scenario è roba loro, proprio come lo è la roba
descritta nelle pagine di Verga. Sono roba loro i boschi, le colline,
i prati, sono roba loro le acque e i torrenti, sono proprio tutta
roba loro anche gli animali che vi girano perché è roba da mettere
a reddito con la caccia. Qualcuno pensa che siano roba loro anche le
istituzioni e le persone che votano e che ci abitano. Qualcuno pensa
che siano roba loro anche le donne, le ragazze, le sorelle, le madri
e le figlie visto come certi campioni le trattano, tra cui spiccano
per i loro comportamenti e loro dichiarazioni i consiglieri Formaggio
e Valdegamberi.
Queste sono le coperture politiche e morali ai vigliacchi che hanno
scritto la condanna a morte di Davide Simeoni sulla strada di
Castelvecchio e di Campogrosso,che sono figli sani di un patriarcato
che tratta il territorio comune come se fosse roba loro, un macismo
fascista ma con “poenta
e osei.”
Covepa ovest vicentino