IL DEBITO DI SPV SCARICATO ALLO STATO E OPLA' IL BUCO MILIARDARIO NON C'E' PIU'
In
questi giorni apprendiamo dai media nazionali
(https://www.huffingtonpost.it/economia/2024/07/24/news/salvini_zaia_pedemontana_de_micheli-16535774/)
di una novità che non ci piace affatto. Il ministro dei trasporti
Matteo Salvini, in accordo col presidente della giunta regionale del
Veneto Luca Zaia, si sarebbe fatto alfiere di una modifica alla
attuale normativa che consenta in futuro di scaricare il debito che
mese dopo mese pesa sul groppone della stessa Regione Veneto: debito
derivante derivante dal lucro mancato per pedaggi sotto le attese che
il concessionario privato della Superstrada pedemontana veneta - Spv
può pretendere da palazzo Balbi in ragione di uno sciagurato accordo
siglato nel 2017: più volte denunciato all'opinione pubblica.
Cifre
e dettagli del salasso, che potrebbe perfino assestarsi su una media
di 2-300 milioni di euro annui per trentanove anni sono stati
illustrati in ogni sede. Non è questo il punto. Il punto è che ora
due esponenti di spicco della Lega, forza autonomista per eccellenza
che per anni ha dipinto il Veneto come locomotiva economica d'Italia,
si starebbero adoperando perché il peso di questo macigno più o
meno occulto che grava sul budget regionale se lo accolli lo Stato:
alla faccia di Roma ladrona, verrebbe da dire parafrasando uno slogan
del Carroccio delle origini.
Volendo
però non sarebbe tardi per invertire la rotta. Sappiamo che c'è lo
spettro di numerose inadempienze del concessionario privato, la Sis,
nei confronti del concedente pubblico, ossia palazzo Balbi. La giunta
regionale, sbagliando di brutto, ha avviato un lodo arbitrale, ossia
una gestione alternativa del contenzioso, quando invece sarebbe
dovuta filare diritta in tribunale pretendendo l'annullamento della
concessione in autotutela. Questa è la via da seguire. In subordine
si può assecondare il privato permettendogli di recuperare i costi
di costruzione. Tuttavia il gravame finanziario aggregato alle attese
per i possibili introiti, che in qualche modo ora fa aggio al pool di
banche capeggiate da Jp Morgan, che hanno finanziato de facto l'opera
deve sgonfiarsi. Si tratta di una bolla da una dozzina di miliardi di
euro, forse quindici, attesi in quarant'anni che non ha raison
d'être, tranne che per l'interesse di qualche circuito finanziario
con pochi scrupoli. Per questo le forze politiche tutte debbono
battere i pugni sul tavolo e dire no a questo scempio. La rete
ambientalista procederà come da sempre nella sua battaglia: e non è
certo una consolazione dire che avevamo ampiamente previsto questo
possibile esito.
Per
di più in queste ore
(https://altreconomia.it/tav-torino-lione-i-conti-non-tornano/)
molti osservatori stiano parlando del fatto di come i conti non
tornino nemmeno per il Tav Torino-Lione: un'altra opera inutile e
sciagurata. Ed è anche sulla scorta di tutto ciò che gli attivisti
del Nordest che contestano il passaggio del Treno alta capacità -
Tav lungo l'asse Verona, Vicenza, Padova siano tornati a riunirsi nel
bosco in zona Lanerossi per contestare il progetto. Quest'ultimo
peraltro in questi giorni ha rimediato una bacchettata dal Tar Lazio
di non poco conto. gli effetti di quella sentenza dovranno essere ben
valutati.
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