La
Regione veneto si è trasformata nella struttura di comunicazione
della SIS concessionario della Pedemontana Veneta? È
questo quello quello che ci domandiamo dopo l’ennesimo
comunicato della Struttura di Progetto,
quella di Pellegrini, che minimizza i fatti avvenuti
in questo mese nel
cantiere gestito dalla SIS. Si tratta
dei crolli delle scarpate della trincea della superstrada, al confine
tra Trevignano e Montebelluna.
Ormai
l’ingegnere è prigioniera di una
Pedemontana Veneta che va, va… va giù che è un piacere!
Insieme
a Corsini,
non riesce più a parare le figuracce che stanno travolgendo
l’allegra macchina da guerra, non riesce più a proteggere il
povero Zaia da
quel cantiere così mal gestito.
La
dichiarazione del
9
settembre certifica
le falle
di una
direzione
dei lavori
indagata,
anche
se prova ad assolverla
dichiarando che «nel
periodo ferragostano, gli eventi piovosi hanno portato al crollo di
una canaletta in calcestruzzo, e non ad un ponte canale...».
Si dimentica di spiegarci che quel ponte canale si compone di tre parti strutturali: uno è il vero ponte e due sono le spalle in ghiaia a sud e a nord, che è crollata a ferragosto. La Regione Veneto si dimentica che nel precedente comunicato spiegava che le opere erano incomplete. Finora non aveva mai precisato quali sono le opere strutturali del ponte canale che, qualora realizzate o completate, ne avrebbero impedito il crollo. La Regione Veneto ieri ha chiarito responsabilità di chi progetta e dirige le opere, spiegando che non sono ancora stati realizzati i previsti bacini di laminazione predisposti dal progetto nell’area: «per evitare che un domani un'affluenza straordinaria di acqua tracimi in strada, è stato costruito un troppo pieno che dovrebbe portare gli esuberi di acqua in tre vasche di raccolta, laminazione e scarico nel terreno. Il sistema è stato aperto dal Concessionario pur senza la presenza delle vasche, ancora da costruire, in avvio della stagione irrigua su richiesta del Consorzio di Bonifica che premeva per dare continuità alla rete irrigua eliminando il bypass realizzato. A Ferragosto, durante eventi piovosi intensi, è tracimata l'acqua dalla canaletta, non ha trovato le vasche ad accoglierla e ha dilavato il terreno sottostante la canaletta di raccordo, dietro il sostegno del ponte canale».
Si dimentica di spiegarci che quel ponte canale si compone di tre parti strutturali: uno è il vero ponte e due sono le spalle in ghiaia a sud e a nord, che è crollata a ferragosto. La Regione Veneto si dimentica che nel precedente comunicato spiegava che le opere erano incomplete. Finora non aveva mai precisato quali sono le opere strutturali del ponte canale che, qualora realizzate o completate, ne avrebbero impedito il crollo. La Regione Veneto ieri ha chiarito responsabilità di chi progetta e dirige le opere, spiegando che non sono ancora stati realizzati i previsti bacini di laminazione predisposti dal progetto nell’area: «per evitare che un domani un'affluenza straordinaria di acqua tracimi in strada, è stato costruito un troppo pieno che dovrebbe portare gli esuberi di acqua in tre vasche di raccolta, laminazione e scarico nel terreno. Il sistema è stato aperto dal Concessionario pur senza la presenza delle vasche, ancora da costruire, in avvio della stagione irrigua su richiesta del Consorzio di Bonifica che premeva per dare continuità alla rete irrigua eliminando il bypass realizzato. A Ferragosto, durante eventi piovosi intensi, è tracimata l'acqua dalla canaletta, non ha trovato le vasche ad accoglierla e ha dilavato il terreno sottostante la canaletta di raccordo, dietro il sostegno del ponte canale».
Come
si fa a progettare tre vasche di raccolta,
laminazione e scarico a
monte di una trincea profonda oltre 10 metri? Qual’è
il direttore dei lavori che, di fronte ad una questione del genere,
non realizzi per
prime le tre vasche di raccolta, laminazione e
scarico, prima
dell’apertura delle trincee
e della realizzazione della nuova canaletta e del nuovo ponte canale?
Non è evidente la grave dimostrazione di incompetenza e atti
eventualmente dolosi della
DD.LL., che andrebbero
indagati? Non è una ulteriore dimostrazione che questa direzione
lavori, guidata dall’ingegner Turso, non riesca
a gestire un cantiere di 95 km?
Invece
questa leadership messa a fare da para due volte a Luca Zaia,
parafulmini e paracadute, preferisce mettere il culo sulle pedate per
rispondere «agli
allarmismi che alcuni cittadini contrari alla Pedemontana lanciano in
maniera sconsiderata sul web».
Sanno
benissimo che abbiamo chiesto una
opera diversa con un meta progetto molto chiaro e che la
SuperPedemontanaVeneta è condannata se non sarà sottoposta ad un
ammodernamento
che la inserisca in un sistema più
attuale,
connesso, integrato, più sicuro, che tenga conto degli impatti
sociali e ambientali delle opere.
E questo deve riguardare anche una nuova architettura giuridica, che
separi il tratto ovest dal resto dell’opera, senza escludere la
separazione dei destini della gestione dei due tratti dai
salernitano-piemontesi per manifesta inadeguatezza.
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