Oramai è assodato che più strade significa più traffico. Adattare strade all'automobile, ampliarle, farne di nuove... significa fomentare la mobilità, alla fine ci si trova nella situazione di dover costruire nuove strade dovute a traffico indotto. Nel breve periodo c'è una variazione dei comportamenti riguardo al modo di spostarsi che deriva dalla nuova infrastruttura; nel medio, nella scelta di servizi quotidiani, si va a cercarli più distanti in una sorta di concorrenza territoriale permessa dalla nuova comunicazione; nel lungo periodo anche le scelte di vita (lavoro e residenza) possono spostarsi in nuovi territori che verranno colonizzati e quindi avremo, oltre al traffico, anche nuova dispersione insediativa la quale anch'essa genererà nuova richiesta di strade. Tutto ciò lo dice l'Europa, questo andrebbe spiegato a chi vuole risolvere il problema traffico sempre e solo con nuove strade/autostrade.
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"Uno dei maggiori problemi in corso di valutazione riguarda il fenomeno dell’induzione del traffico generata dai modelli insediativi dispersi. Esso postula che – in considerazione dell’adattabilità dell’utente automobilistico alle condizioni stradali – ogni modifica di queste stesse condizioni in termini di miglioramento e dunque di maggiore accessibilità, genera un aumento della domanda di spostamenti che nel tempo congestiona di nuovo il sistema stradale, il ché produce, a sua volta, una nuova domanda di miglioramento stradale in un processo ciclico auto-alimentante che crea sempre maggiore congestione. Inoltre, si generano modifiche a medio, breve e lungo termine nei comportamenti e nelle scelte localizzative: nel breve e medio termine le persone sfruttano questi miglioramenti in termini di risparmi di tempo o – a parità di tempo visto che tali miglioramenti consentono di dilatare ulteriormente gli spostamenti – per fare più cose in luoghi sempre più distanti: acquisti, attività sportive e ricreative, ecc. Nel lungo termine ciò finirà per influenzare non solo i loro comportamenti quotidiani ma le loro stesse decisioni di localizzazione, in particolare dove desiderano vivere rispetto ai luoghi di lavoro: in alcuni casi, taluni saranno propensi a sfruttare la possibilità di ridurre i tempi di percorrenza, altri invece a mantenerli ma dilatando i loro spostamenti. Insomma più accessibilità genera più mobilità che produce più dispersione."
Estratto da "L'età suburbana: oltre lo sprawl" di A. Galanti
(il grafico è una rielaborazione di dati contenuti in Reclaiming city streets for people. Chaos or quality of life? European Commission 2004)
#SPRAWLVENETO #VENETOSPRAWL
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